Nello studio di Audrey Large, a Rotterdam, c’è una fila di piccole stampanti in 3D che lentamente trasformano in realtà fisica i suoi file digitali. «Dipende tutto dalla fluidità del materiale», spiega la designer francese riguardo alla sua pratica, in cui sono presenti, senza nessun ordine gerarchico, disegni su carta, immagini “scolpite” su programmi di animazione, e oggetti tangibili. “La stampa in 3D è solo un mezzo per portare i miei file —le immagini che creo—nel mondo materiale”. Large ha cominciato a esplorare queste idee con il suo progetto di laurea alla Design Academy Eindhoven, nel 2017. Ma è stata in realtà la sua personale dello scorso settembre alla Nilufar Gallery di Milano a darle visibilità a livello internazionale. Intitolata Some Vibrant Things, la sua serie ambiziosa che comprendeva tavoli, mensole, ciotole, vasi e persino una fontana funzionante è stata stampata in un iridescente poliestere termoplastico, il PLA, e sembrava un miraggio. «C’è sempre tensione in quello che faccio, in quello che chi guarda ha di fronte», spiega, a proposito di quest’effetto di incredulità. «Sì, sembrano digitali, ma è perché sembrano irreali». Da allora non si è più fermata: una nuova versione delle sue mensole, le Meta (tower) shelves, viene fabbricata in questo momento insieme a una scultura per esterni alta quasi due metri e mezzo che verrà esposta alla Floriade Horticultural World Expo 2022 in Olanda. (Le opere più grandi devono essere stampate in parti più piccole e poi assemblate). L’artista è emozionata di poter collocare una delle sue creazioni nella natura per la prima volta. «È un diverso rapporto fra l’opera e l’ambiente», riflette. «Un nuovo tipo di contrasto». audreylarge.com