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Nello schieramento di centro-sinistra, pur non avendo i numeri in Parlamento, la parte del leone la sta facendo sempre di più il Partito Democratico. Un poco perché la sua classe dirigente è comunque ben strutturata ed abituata a navigare nei palazzi del potere. E in buona parte per l’incapacità dei pentastellati di evolvere in qualcosa di serio.

Non che Conte le stia sbagliando tutte ora. Anche la sua posizione sulle spese militari è stata funzionale a non perdere troppo terreno e distinguersi dal Partito Democratico. Il grosso dei danni l’ex presidente del consiglio lo ha già fatto quando non è riuscito a creare una linea distintiva dal PD per il movimento creato dal comico genovese.

Conte doveva essere una nuova via autorevole che tenesse dentro il governismo dei Di Maio, pronto a tutto pur di restare nelle stanze del potere. E ad arginare gli estremi di un Di Battista senza sopprimerne la capacità di guadagnare elettorato. Ovviamente per i pentastellati lo spazio da occupare, una volta scelta la connotazione di uno schieramento, era tutto a sinistra.

Il PD sta al centro della sinistra

Il centro dello schieramento è occupato e presidiato dal Partito Democratico. Sicuramente uno schieramento di potere capace di gestire e di essere il più autorevole baluardo per chi vuole mantenere le cose in questo modo.

Il PD cerca assolutamente un grande accordo per fagocitare l’incompetenza dei pentastellati. In parte questo sta succedendo anche a destra, solo che c’è una differenza sostanziale. Giorgia Meloni è leader del partito più forte dello schieramento. Ed ha comunque la lucidità politica di non permettere contaminazioni degli alleati che blocchino la sua ascesa elettorale.

Il cavaliere, che preserva il merito, se non di avere una classe dirigente migliore di quella leghista (a nord Il Carroccio storico è molto meglio strutturato, e la scuola bossiana di sindacato del territorio esprime degli amministratori migliori) sicuramente nella mediazione territoriale nord e sud Forza Italia ha il vantaggio di un leader molto più preparato e di strutture locali migliori in tutto il centro sud.

Berlusconi non ha eredi

Il cavaliere non passa, semplicemente perché Salvini non è in grado di raccogliere il testimone. Anche se a Salvini piace sperare che Berlusconi gli cederà lo scettro.

Se il Partito Democratico può puntare a cannibalizzare i pentastellati, Berlusconi può giocare la carta di liste comuni invogliando Salvini a superare Giorgia Meloni. Prospettandogli la presidenza del Consiglio.

L’opera sarebbe tutta in salita, poiché ad oggi sommando matematicamente i consensi di Lega e Forza Italia si avrebbero quasi quelli di Fratelli d’Italia. Ma Salvini scontenterebbe moltissimi dei suoi, che potrebbero confluire proprio nel partito della Meloni dandole un grosso vantaggio finale.

Ma lo scopo di Berlusconi non sarebbe quello di superare la Meloni. Berlusconi è deciso come il Partito Democratico a fare l’elemento stabilizzante. È un punto di riferimento per chi non vuole scossoni nel paese. Lo scopo di Berlusconi sarebbe di svuotare una parte della Lega, soprattutto nel centro-sud. E riconfermare molti suoi deputati e senatori che col taglio attualmente verrebbero non rieletti. Successivamente tutto fa pensare che non si interesserebbe particolarmente della leadership di Salvini.

Questo dimostra ancora una volta che la politica è un mestiere estremamente serio. Bisogna saperla fare.

Altrimenti si finisce impantanati, e ci si mette al rimorchio di chi il cambiamento non lo vuole, anche se si hanno le migliori intenzioni.

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