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Oggi è il 25 aprile.

Ricercare l’unità nazionale è qualcosa di importante. Questo paese ha bisogno di unire le sue specificità attorno a valori condivisi. È fondamentale che una nazione che non ha fatto altro se non dividersi costantemente tra Guelfi e Ghibellini, bianchi e rossi, cattolici e laici, cerchi di identificare una serie di valori e simboli accomunati che facciano da collante.

Siamo il paese dei campanili e delle diversità. E se da un lato questa è la ricchezza che rende specifica ed unica la nostra terra, diventa anche un fattore di disgregazione, se non controbilanciato da profondi valori condivisi.

Ma deve essere la festa di tutti

Il 25 aprile deve essere una festa nazionale? Allora c’è bisogno di far sì che coloro i quali vogliono ribadirne il valore, si sforzino per unire gli italiani invece che dividerli. Il valore della ricorrenza viene messo in secondo piano soprattutto dal fatto che una particolare forza politica, in questo caso quella che fa capo alla tradizione dell’allora Partito Comunista. Il quale si è sempre voluto appropriare in ogni aspetto della memoria storica della resistenza. La resistenza era composta anche da cattolici, liberali, socialisti, monarchici, militari rimasti fedeli al loro giuramento al Re. Oggi certa sinistra pretende di continuare a strumentalizzare questa data semplicemente a fini elettorali.

La stessa sinistra comunista che non aveva alcun problema a varare l’amnistia Togliatti, non solo per la riconciliazione nazionale (che reputava necessaria allora e ripudia quasi ottant’anni dopo). Ma anche al fine di conquistare i voti dei repubblichini; e poi pretende di dettare la morale agli altri.

Diventa fondamentale la simbologia, per un giorno che dovrebbe rappresentare l’unità nazionale. Se si pensa che Bella Ciao possa sostituirsi al nostro inno, Fratelli d’Italia, e la bandiera rossa al tricolore, si sceglie di ridurre un evento che si vorrebbe di unità nazionale, in una festa di frazione di una parte politica.

L’Italia si deve unire intorno a valori condivisi. La narrazione che l’egemonia culturale della sinistra vorrebbe imporre, sarebbe la prima di sbrigare l’unità del paese. Perché si porrebbe l’obiettivo di esaltare una parte minoritaria a scapito dell’unione nella coscienza collettiva come italiani.

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