«ho-sempre-dubbi-su-me-stessa,-una-sensazione-di-incredulita.-cosa-che-ritengo-sana»,-dice-l’attrice-francese-e-il-numero-dei-suoi-film-in-50-anni-di-carriera-–-e-quasi-70-di-anagrafe-–-si-avvicina-a-140
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Ride! Elegante, ça va sans dire, controllata, ça va sans dire, ma ride. Non sarebbe una gran notizia – ne conveniamo – se non fossimo davanti a Isabelle Huppert, attrice somma e sommamente algida. Nei cinema è appena arrivato il suo La promessa-Il prezzo del potere («La protagonista doveva avere la capacità di custodire il mistero e tenere per sé le emozioni» ha spiegato – appunto! – il regista, Tomas Kruithof); nel frattempo ha già finito altri tre film (About Joan, Mrs. Harris goes to Paris, L’ombra di Caravaggio) e ne sta girando un quarto (La Syndicaliste), oltre ad aver portato a teatro Il giardino dei ciliegi nella rilettura del portoghese Tiago Rodrigues. E così il numero delle pellicole in 50 anni di carriera – e quasi 70 di anagrafe – si avvicina a 140.

Quanta energia. Del resto, nell’episodio di Chiami il mio agente! in cui appare, sostengono che ha la resistenza di uno sherpa nepalese.

(Ecco la, è qui che ride) Me l’ero dimenticato… È davvero divertente! Ma recitare mi viene facile, non mi prosciuga. Cosa dovrei dire se lavorassi in fabbrica otto ore al giorno e, a casa, dovessi prendermi cura dei bambini? Via! Credetemi, è comodo quando sei un attore, siamo dei privilegiati. Non mi lamenterei mai.

Isabelle Huppert

Isabelle Huppert in La promessa – Il prezzo del potere

Curiosamente, sia nella serie tv sia in La promessa le attribuiscono la stessa battuta: il vuoto non mi fa paura. Magari non è proprio così.

È così: il vuoto non mi spaventa.

Lavora tanto, eppure è selettiva. Nel caso di La promessa, da cosa è stata attirata?

Dal personaggio, Clémence (sindaco di una cittadina vicino a Parigi, ndr), e dall’approccio originale verso il mondo della politica: non manicheo, non si tratta del Bene contro il Male. È la storia di due individui (la prima cittadina e il suo capo di gabinetto, Reda Kateb, ndr), dei loro desideri, delle tentazioni e anche di una qualche generosità, della volontà di miglior are le condizioni del le periferie. Fino al giorno in cui lei deve confrontarsi con l’ambizione, quando le offrono la candidatura a ministro.

E le viene chiesto: qual è la tua paura più grande? L’ambizione? Quasi che avere aspirazioni fosse ancora uno stigma per le donne.

Come lo è per gli uomini, in fondo. Clémence, in realtà, non ci aveva mai pensato, qualcuno le inocula il veleno proponendole la carica. All’inizio non sa che decisione prendere, ed è solo quando accetta – e la silurano – che decide di correre per un terzo mandato come sindaco, venendo meno a quanto promesso a chi le sta vicino. Alla fine, però, i palazzi della banlieu saranno rinnovati: il messaggio è positivo.

L’uguaglianza di genere in politica è ancora lontana. Vediamo la sindaca prestare estrema attenzione a quanto mangia, a cosa indossa. A un uomo non succederebbe.

Non vedo come un fardello il prendersi cura del look. Al regista non interessava indagare su cosa significhi essere una donna in politica, va oltre il genere: del resto, lei è al comando, l’uomo è il suo braccio destro.

Isabelle Huppert in una clip esclusiva di “La Padrina”

Isabelle Huppert in una clip esclusiva di “La Padrina”

Quindi siamo a un buon punto nella strada della parità?

Sì e no. Da alcuni punti di vista, sì: la possibilità di raggiungere i propri scopi, per esempio (almeno nei nostri Paesi). Da quello economico, invece, no: c’è ancora troppo spesso una sproporzione di salario. Assolutamente ingiusto!

È circondata da un’aura di perfezione. La lusinga o le pesa?

Mi lusinga, è bello ricevere complimenti, ma a volte non ci credo fino in fondo e penso: wow, sono proprio io? Ho sempre dubbi su di me, una sensazione di lieve incredulità. Cosa che ritengo sana, meglio lasciare spazio alle domande profonde su di sé.

Isabelle Huppert

Isabelle Huppert quest’anno ai César

E poi l’aspirazione alla perfezione è una trappola, soprattutto per le donne.

La vita sta piuttosto nell’imperfezione e nel cosa tu fai dell’imperfezione: la perfezione sarebbe noiosa! Senza considerare che è del tutto soggettiva: cosa è perfetto per te, non lo è per un altro. Dipende dalle convinzioni e dai gusti.

Come mantiene questo equilibrio?

In nessun modo, è solamente la curiosità che mi guida. Sono interessata a un’infinità di cose. I film e la recitazione, ovvio, però c’è molto altro di cui interessarsi e questo mi appaga.

Ha persino deciso di comprare due sale cinematografiche, il Christine e Les Ecoles Cinéma Club, nel cuore del Quartiere Latino.

Non sono miei: sono della famiglia, di mio figlio Lorenzo e di suo padre (la figlia, Lolita Chammah, è attrice, ndr). Cinema come questi costituiscono il tesoro di Parigi, l’identità della città. Ed è meraviglioso, perché è davvero la celebrazione dell’amore per la Settima Arte: noi proiettiamo i classici e i giovani accorrono.

Isabelle Huppert

Isabelle Huppert in L’ombra di Caravaggio

In quali situazioni si sente completamente se stessa?

Quando recito, di sicuro, ed è per questo che mi piace tanto. È il momento in cui non ho nessun dubbio, nessuna domanda, niente.

Ma se è proprio il momento in cui non è se stessa…

Non la vedo così: sei assolutamente te stessa facendo finta di essere qualcun’altra. È un’auto-esplorazione. Difficile spiegare, perché non ho una “tecnica”: semplicemente, lo faccio. La complicazione e la complessità arriva nella fase precedente alle riprese, quando ti chiedi come vuoi procedere, con quale tipo di persone vuoi lavorare. Una volta che ci sei dentro, è un dialogo segreto tra te e l’obiettivo, una cosa che mi è familiare ed è fonte di eccitazione e piacere, non di sofferenza.

Isabelle Huppert

Isabelle Huppert in Chiami il mio agente!

Nel tempo libero cosa fa?

Come parecchia gente leggo, vedo film, vado a teatro. Mi piace non fare nulla, a volte. Non tanto, in verità…

Eh, impossibile restare inattiva per una sherpa nepalese.

Più ci penso, più lo trovo divertente (ride): la sherpa nepalese!

Praticherà qualche sport per essere in forma.

No, troppo pigra!

Difficile immaginarla pigra.

Sì, lo sono parecchio. E procrastino, pur ripetendomi: oh, mio Dio, devo fare questo, devo fare quest’altro…

Una carriera come la sua avrà comportato sacrifici.

Non ritengo di aver mai sacrificato nulla. Nella vita ci sono già abbastanza ostacoli e situazioni che non puoi controllare, se ti ci metti pure tu a sacrificare qualcosa… No! Non intendo essere una vittima.

Mai avuta la tentazione di passare dietro la macchina da presa?

A volte ci penso, comunque resta un pensiero! È un lavoro per cui non sono preparata e richiede forza. Ho energia, sì, ahimè non così tanta.

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E, viceversa, la tentazione di andare in pensione, come Clémence?

Ma Clémence non afferma mai di voler ritirarsi! Dice di voler tornare alla vita di prima, è un medico. Il tempo che ho per me stessa ogni giorno, oggi è già abbastanza.

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