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Giorgia Meloni ha tenuto un discorso importante, perché pieno di contenuti. Una tre giorni quella di Fratelli d’Italia a Milano che ha visto proprio emergere un qualcosa che in politica, in gran parte nel centrodestra, ma anche nel centrosinistra non emergeva più da tempo: contenuti.

Spesso il Partito Democratico ha potuto puntare l’indice, non sempre a torto, contro molti leader alternativi. Accusandoli proprio di mancanza di elaborazione politica. Questo è vero ad esempio nel caso della nuova Lega.

Un grande slancio, folle come non se ne erano più viste a destra dai tempi d’oro del Cavaliere. Però dal punto di vista dell’elaborazione politica poco o nulla. Umberto Bossi ebbe Gianfranco Miglio. Un grande ideologo su cui costruire un percorso. Che poteva essere condiviso o meno ma il percorso era chiaramente tracciato.

A sinistra, soprattutto, nel Partito Democratico c’è anche un iperproliferazione di contenuti. Spesso contraddittori. Contenuti che ormai sono pensati per volare troppo alto rispetto alla gente comune, quasi ridotta a plebaglia incolta che non può capire. Ma comunque si tratta di contenuti.

Con questo giochino il partito di Letta egemonizza il ruolo di unico capace di garantire stabilità nel paese. E di confrontarsi con le grandi sfide. Impopolari ma preparati.

Fratelli d’Italia ha messo molta carne al fuoco. Stavolta i contenuti c’erano

Dall’elaborazione di un riassetto istituzionale, con l’elezione diretta del Capo dello Stato, una maggiore attenzione alle autonomie. Discorso che apre il dialogo con un certo Nord produttivo, stanco dell’inconsistenza salviniana.

Ma ci sono state anche proposte importanti sulla scuola. Di rilievo la partecipazione del professor Ricolfi su una collocazione Atlantica del paese nella Nato, ma in subordine di nessuno e soprattutto con la prospettiva della difesa dell’interesse nazionale. Una proposta confederale per il modello europeo, una serie di scelte sul problema dell’approvvigionamento energetico.

Tutto questo dimostra chiaramente che c’è una visione. Una tale visione può essere condivisa o meno ovviamente.

La destra a guida meloniana ha delle idee

Una fra tutte è quella di una chiara collocazione nel centro destra. Per il quale rivolge un appello agli alleati, che non dovrebbero essere in caso di sconfitta disponibili a maggioranze alternative. Quindi una chiara visione bipolare. Chi deve criticare la Meloni deve farlo sul piano delle idee. Inammissibile pensare che si possa sempre demonizzare ogni cosa.

Il populismo, il leaderismo, possono essere stigmatizzati e condannati laddove si trova una leadership forte che cavalca un sentimento, senza portare contenuti o portando contenuti deboli e soprattutto incapace di dare proporre.

La Meloni delle risposte le ha date. Non si può riprendere una battuta di Feltri, che scherzando ironizzava sul fatto che il fascismo fosse nato a Milano. Battuta che comunque andrebbe contestualizzata nella cornice di un quadro che chiaramente porta a vedere Milano come la capitale del dinamismo settentrionale. Con questo comunque non si può avere l’alibi per non prendere atto della nuova piattaforma ideologica lanciata della nuova destra.

Quello che diventa pericoloso è la costante preclusione a priori verso il dibattito politico. Ormai molti italiani sono convinti che la Meloni possa fare il premier. La sinistra deve ovviamente lavorare per impedirglielo. Ma deve farlo sul piano delle idee, non più sul piano della demagogia. Demagogia che spesso i progressisti imputano agli altri, ma della quale, nel nostro paese, sono maestri.

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