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Fronte del Nord! Non c’è nulla da fare, la Lega è arrivata al bivio. E l’arrivo a quel bivio, è stato determinato dal rientro in campo del suo fondatore.

Il casus belli

Tre consiglieri regionali in Lombardia, hanno la Lega. Dopo che Umberto Bossi aveva fondato il comitato del Nord. Bossi, aveva chiesto a Salvini di non espellerli. Lui ha proceduto comunque.

Loro adesso hanno deciso di presentarsi lo stesso alle elezioni in sostegno del governatore Fontana, come partito di rappresentanza del Nord. Fontana deve ancora rispondere se li vuole coalizzati o no. Chiaro il sospetto che sulla decisione del governatore Lombardo, pesi l’opinione di Matteo Salvini.

Nel frattempo Umberto Bossi ha apertamente sostenuto la coalizione con i dissidenti ed ha chiesto al segretario attuale del partito di riconoscere il comitato del Nord.

Bossi è il Nord

Nessuno oggi può pensare che, vista la sua  salute e l’anagrafe, Umberto Bossi tenti la scalata alla leadership. Non è nelle condizioni, per poterlo fare il tempo colpisce tutti noi. Non fanno eccezione neanche gli uomini importanti.

Ma Bossi rappresenta, seppur pieno di acciacchi, la storia, la coscienza e l’ideale stesso per molti leghisti. Non è una voce che si può ignorare. Ed ultimamente ha continuato a farsi sentire, ripetutamente.

Non lo si può ignorare, soprattutto perché  rappresenta quelle che sono le origini della Lega. Il partito territoriale, regionalizzato, ormai quasi in antitesi al partito nazionale. Bossi è quella vocazione settentrionale che ha fatto la forza e la grandezza della Lega. Dove c’è ancora lo zoccolo duro. Dove la Lega nacque perché aveva un senso, come risposta alle esigenze del settentrione.

Salvini è la Lega Nazionale

La Lega fondata da Matteo Salvini è in un certo senso parente, di quella originaria. Ma in realtà è un’altra cosa. Se una ascendenza familiare esiste, è molto lontana nei gradi. La Lega di oggi è un partito che ha ambizioni nazionali. E di questa il vero fondatore è Matteo Salvini. Il problema risiede nel fatto che è una Lega che non vince più.

Una volta i leghisti dicevano dal Po’ in giù l’Italia non c’è più… Ora Salvini avrà anche fondato un partito Nazionale, ma effettivamente sotto il Po’ il radicamento è abbastanza a macchia di leopardo. Per non dire inefficace.

La scontro finale

In linea teorica, né la ricandidatura del governatore Attilio Fontana, né il governo Meloni avrebbero nulla da temere. Salvini desidera restare al governo, e magari incrementare il consenso.

Attualmente chi prende le distanze da Salvini, anche se parla di un nuovo soggetto, parla di un soggetto che resti coalizzato al centro-destra. Quindi non è l’alleanza in discussione.

Anche perché i leghisti che tornano all’origine, dovranno subito cercare di far presa sugli anni più caldi. Dunque non possono fare favori alla sinistra, o appoggiare la Moratti. Questo darebbe un facile gioco a Matteo Salvini  etichettarli come traditori.

Il centrodestra dovrebbe essere al sicuro, se non verra respinto nessuno.

Rischio di scissione

In pericolo è la Lega. Perché quei sondaggi che le danno un piccolo incremento, sono anche quegli stessi sondaggi che evidenziano che quel piccolo incremento proviene da Nord. Dove i nostalgici sono tornati a sperare che il partito possa cambiare.

Ma se la battaglia andrà avanti si potrebbe arrivare ad una separazione. Lega secessionista non è compatibile con la Lega presente in tutto il paese. Come una Lega eccessivamente complementare a Fratelli d’Italia non può sperare di durare molto. Il Salvini Premier nel nome del partito, sembra ormai un miraggio.

Coesistere o separarsi? Questo è il dilemma delle due anime del Carroccio.

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