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Dottoressa contagiata, ma va a lavoro ugualmente: panico tra i pazienti

3 April 2021 Press
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  • AGI

    Con le chiusure per il Covid aumentano i lavoratori in nero in Italia

    AGI – A seguito della crisi economica in corso, l’esercito dei lavoratori in nero presente in Italia è in forte espansione. Lo sostiene l’Ufficio studi della Cgia che ricorda come la crisi abbia provocato finora “una perdita di circa 450 mila posti di lavoro”. Con le chiusure delle ultime settimane, a tanti di questi disoccupati “si sono aggiunti molti addetti del settore alberghiero e della ristorazione e altrettante finte parrucchiere ed estetiste che quotidianamente si recano nelle case degli italiani ad esercitare irregolarmente i servizi e le prestazioni più disparate”. Un numero di invisibili difficilmente quantificabile, per l’istituto, anche se secondo gli ultimi dati stimati qualche anno fa dall’Istat, quindi ben prima dell’avvento del Covid-19, “i lavoratori in nero presenti in Italia erano molti: circa 3,2 milioni”. Nei prossimi mesi, sostiene la Cgia, la situazione è destinata a peggiorare. “Con lo sblocco dei licenziamenti previsti dapprima a fine giugno, per coloro che lavorano nelle Pmi e nelle grandi imprese, e successivamente in autunno, per quelli che sono occupati nelle micro e piccolissime aziende, c’è il pericolo che il numero dei senza lavoro aumenti in misura importante. Stiamo parlando di quelle persone che non riuscendo a trovare una nuova occupazione saranno costrette a optare per un lavoro irregolare o si improvviseranno come abusivi per integrare le magre entrate familiari”. Altrettanto diffusa sul territorio, sostiene la Cgia, è “l’attività svolta da finti parrucchieri, estetisti e massaggiatori abusivi che a seguito delle chiusure di queste attività, causa Covid, stanno imperversando, soprattutto in questa settimana di Pasqua, recandosi nelle abitazioni dei/delle clienti per il taglio, la messa in piega, il massaggio ayurvedico, la depilazione o la pulizia del viso”. Per la Cgia la decisione del governo Draghi di chiudere in zona rossa il settore benessere è “immotivata”. Anche perché, viene spiegato, “le attività di acconciatura e di estetica dal maggio dell’anno scorso hanno applicato con la massima diligenza le linee guida dettate dalle autorità sanitarie e dal Governo precedente, intensificando le già rigide misure previste dal settore sul piano igienico-sanitario e si sono riorganizzate per garantire la massima tutela della salute degli imprenditori, dei loro collaboratori e dei clienti. Lavorando su prenotazione e avendo investito notevolmente in prevenzione”, prosegue la nota, “non risulta che in nessuna parte del Paese si siano verificati dei focolai di contagio presso queste attivita’ tale da giustificare la decisione di chiudere tutto”.

  • AGI

    Lo stipendio record della direttrice di una società di scommesse online

    AGI – Stipendio record e storia di successo al femminile tutta britannica: Denise Coates, co-fondatrice di Bet365, società di scommesse on-line che ha incassato milioni durante la durante la pandemia, ha aumentato la sua retribuzione del 52%. Coates ha guadagnato 421 milioni di sterline lo scorso anno (oltre 494 milioni di euro). Lo riferisce la stampa d’Oltremanica sottolineando che nel 2020 l’amministratrice delegata di Bet365 ha visto il suo stipendio lievitare di 56 milioni di euro, grazie ad un incremento del fatturato del 50%, con una paga giornaliera di 1,53 milioni e oraria di 63.500 euro. Uno stipendio da capogiro che fa balzare la 53enne Coates in cima alla classifica delle retribuzioni più alte di sempre, guadagnando di più degli amministratori delegati delle 100 più grandi società britanniche messi insieme e 3.126 volte di più rispetto al primo ministro. Bet365 distribuisce ai suoi manager con la maggior anzianità, tra cui il fratello, John Coates, una retribuzione totale di oltre 713 milioni di euro. Non sono mancate critiche da parte di deputati, esponenti della società civile, difensori dei diritti dei consumatori che la accusano di aver costruito un impero sulle scommesse on-line, lucrando sulla pelle di chi soffre di dipendenza dal gioco, a volte con risvolti tragici sulla propria pelle e famiglia. La fortuna della famiglia Coates è stimata in quasi 8 miliardi di euro. Denise è così salita al quinto posto nella classifica delle donne più ricche in Gran Bretagna, dietro a Marit e Kirsten Rausing, Charlene de Carvalho-Heineken e Kirsty Bertarelli. I media britannici si stanno occupando di Denise Coates dopo le rivelazioni sulla mega villa di vetro, lussuosa e modernista, che sta facendo costruire all’architetto Norman Foster nel Cheshire. Un progetto da 105,7 milioni di euro che comprende la realizzazione di un lago artificiale, campi da tennis sommersi, stalle, giardini ornamentali, cottage per i propri dipendenti e una casa-barca immersa in un parco di 21 ettari. Un progetto a cui l’imprenditrice si sta dedicando dal 2014, anno in cui ha cominciato a comprare ettari di terreni intorno alla sua proprietà per essere maggiormente isolata. Ha anche fatto piantare 200 alberi e costruire una recinzione alta due metri tutto intorno con servizio di sicurezza h24. Secondo alcune fonti di stampa, tra cui Times, in passato Denise Coates era considerata una ragazza che “faceva del bene, aiutava delle scuole e si dedicava alla beneficenza soprattutto quando è passata da una vita abbastanza modesta alla ricchezza”. Un cambio di rotta si sarebbe verificato nel 2017 quando si è soprattutto concentrata sulla costruzione della sua mega proprietà. Ma la stampa d’Oltremanica sottolinea anche che questa sua incredibile residenza non vuole essere una dimostrazione sfacciata della ricchezza di Coates, che guida una Aston Martin DB9 con targhe personalizzate, in quanto ha alle spalle un background familiare più umile e lei stessa ha cominciato a lavorare nel settore scommesse quando era ancora adolescente. Lavorava nei negozi del padre, figlio di un minatore che ha fatto fortuna nel business del catering negli stadi. Titolare di una laurea di primo livello in econometria all’Università di Sheffield, nel 2001 Denise Coates ha capito che il futuro delle scommesse sarebbe stato on-line, quindi ha comprato il dominio su eBay e ha lanciato il sito di Bet365. Sposata con Richard Smith, incontrato all’università, la coppia ha 5 figli di cui 4 sono adottati. Con la società Bet365 la famiglia Coates risulta essere quella che paga più tasse allo Stato, oltre a possedere il club di calcio Stoke City e devolvere fondi in beneficenza, nel 2019-2020 per un importo oltre 100 milioni di euro destinato alla fondazione dell’imprenditrice che tra l’altro ha sostenuto Oxfam. E’ stata invece molto criticata per non aver sostenuto abbastanza il fondo Gamble Aware che lotta alla dipendenza dal gioco d’azzardo.

  • Adnkronos

    Sondaggi politici, Lega primo partito. Meloni e Conte i leader più amati

    Lega al 23,5%, Pd 18,8%, Fdi 16,8%, M5s 16%: queste le intenzioni di voto secondo un sondaggio di Index Research per ‘Piazza Pulita’ aggiornato ad oggi. A seguire, Forza Italia al 6,5%, Azione 3,7%, Sinistra Italiana 3,6% e Italia Viva 2,7%. La fiducia in Draghi è al 60% (in calo del 2,7% rispetto alla rilevazione del 25 marzo), mentre il gradimento verso il governo è al 44,5% (-1,6%). Per quanto riguarda la fiducia nei singoli leader politici, secondo il sondaggio di Index Research per il programma di La7 sono in testa Giorgia Meloni e Giuseppe Conte con il 36%, poi Enrico Letta 33%, Matteo Salvini 29%, Luigi Di Maio 19%, Carlo Calenda 18%, Silvio Berlusconi 17% e Matteo Renzi all’11%. Tra i ministri del governo Draghi è Marta Cartabia ad ottenere il maggiore gradimento con il 41%. A seguire, nelle prime posizioni i ministri Speranza (37%), Franceschini (36%), Giorgetti (35%) e Colao (32%). Alla domanda tra chi abbia gestito meglio le chiusure e le aperture, per il 50,6% non ci sono differenze rilevanti tra il governo Draghi e il governo Conte. Per il 23,8% è stato meglio l’attuale esecutivo, per il 21,5% il precedente governo.

  • AGI

    Tutte le date e le categorie della vaccinazione di massa in Lombardia

    AGI – La Lombardia si prepara alla vaccinazione di massa. Oggi, nella sede della Regione, è stato presentato il calendario delle somministrazioni massive, che inizieranno il 12 aprile con la fascia 75-79 anni, ed è stato annunciato che da domani (venerdì 2 aprile) sarà operativo il portale di Poste Italiane che gestirà le prenotazioni, dopo il flop di Aria. E, se arriveranno le dosi programmate, l’ultima categoria prevista, gli under 49, dovrebbe essere coperta entro il prossimo 18 luglio. A fare il quadro sul cronoprogramma è stato il consulente della Regione Lombardia per la campagna di vaccinazione, Guido Bertolaso. “I centri vaccinali massivi – ha detto – sono 76, partiamo il 12 aprile perché vogliamo finire prima la vaccinazione degli over 80 e poi attacchiamo con le categorie più giovani. Non vogliamo fare come altre regioni, andiamo rigorosamente per classi di età, che è la specifica indicazione del governo”. Dunque dal 12 aprile è prevista la chiamata della “fascia 75-79 anni”, che comprende “449.862 lombardi”. Bertolaso ha ricordato che “la capacità attuale di somministrazione giornaliera è poco più di 35 mila prime dosi. Avendo la certezza in questo caso dei vaccini disponibili fino a fine aprile, possiamo affermare che potranno essere vaccinate entro 26 aprile” tutte le persone tra i 75 e i 79 anni, “ammesso che si registrino tutte”. Poi “il 15 aprile apriremo le prenotazioni per i 70-74enni, che sono 546.312”, aggiunge il consulente lombardo. E “a questo punto entrano in gioco 2 variabili. Se dovessimo avere tutti vaccini finiremo entro 12 maggio, ma verosimilmente dopo il 15 aprile dovremo avere ulteriori forniture e pensiamo di poter salire fino a 65 mila somministrazioni al giorno. In questo caso si può anticipare la conclusione già l’8 maggio”. Bertolaso ha spiegato che le variazioni delle date potrebbero essere al massimo di pochi giorni, non di più. In seguito sarà vaccinata la categoria dei 60-69enni, 1.189.119 lombardi, che inizierà a poter prenotare il 22 aprile. Nel caso in cui “avremo 65 mila dosi disponibili al giorno, si vaccineranno dal 13 maggio al 9 giugno; se invece andremo a pieno regime, con 144 mila dosi al giorno, partiremo il 9 maggio e finiremo 18 maggio”. Dunque, ha rivendicato Bertolaso, “tra fine maggio e inizio giugno saremo riusciti a coprire le categorie maggiormente a rischio. Una proiezione che ci permetterebbe di ridurre drasticamente l’accesso ospedaliero per i malati di covid”. Gli under 60 Per quanto riguarda la fascia 50-59 anni, 1.592.070 lombardi, “con 65 mila somministrazioni al giorno, le prenotazioni apriranno il 15 maggio, e le somministrazioni andranno dal 10 giugno al 16 luglio; mentre con 144 mila somministrazioni al giorno le prenotazioni apriranno il 30 aprile, e le somministrazioni saranno dal 19 maggio al 7 giugno”, dice ancora l’ex capo della Protezione civile. Infine gli under 49, 4.073.278 persone: “Con 65 mila somministrazioni ci sarà l’avvio delle prenotazioni il 13 giugno, con le somministrazioni dal 17 luglio al 20 ottobre; mentre con 144 mila somministrazioni, le prenotazioni il 14 maggio, e le somministrazioni dal 8 giugno al 18 luglio”. Una difesa a spada tratta dell’operato della Regione è stata fatta dal governatore Attilio Fontana: “Ad oggi sono stati erogati 1.629.000 dosi di vaccino, il 63% degli over 80 ha ricevuto almeno una dose e il 28% anche la seconda dose. Stiamo procedendo in maniera assolutamente positiva, la prima parte della campagna era legata alla disponibilità dei vaccini e siamo confidenti che presto arriveranno quantità di vaccini molto più alte, quindi riusciremo ad affrontare l’operazione di vaccinazione di massa fondamentale per il futuro della nostra regione”. Da parte sua la vicepresidente e assessore al Welfare, Letizia Moratti, ha rivendicato: “Nella nostra regione sono 366.705 gli estremamente vulnerabili, 54.458 hanno ricevuto la prima o la seconda dose di vaccino. Rispetto a una platea molto ampia, la campagna vaccinale è già partita in maniera molto intensa”. Quanto al portale di Poste Italiane per le prenotazioni, il il chief digital technology operating officer, Mirko Mischiatti, ha spiegato: “Il portale che abbiamo messo in campo è studiato appositamente per questa regione, che non ha eguali in Italia come numero di somministrazioni”. Inoltre, “il cuore del portale è la parte di prenotazione, strutturata su quattro canali differenti: quello digitale, che sarà attivo a partire da domani, e che consente la prenotazione via web; quello attraverso il call center; il canale dei Postamat, che sono mille in Lombardia; e i postini, 4.100 in Lombardia, che attraverso gli smartphone rilasceranno una ricevuta”. Infine, Mischiatti ha ricordato che “la prenotazione sarà diretta e questo significa che la persona avrà in mano direttamente la prenotazione e attraverso un apposito algoritmo sarà indirizzata verso il centro più vicino possibile”.

  • AGI

    Sette infermieri positivi dopo la seconda dose del vaccino Pfizer

    AGI – Sette infermieri che lavorano nell’ospedale di Abbiategrasso (Milano), vaccinati a gennaio con doppia dose di Pfizer, sono risultati positivi alla variante inglese del coronavirus. Due di loro hanno manifestato sintomi molto lievi, con tosse e mal di testa, gli altri nessuno. Ora stanno tutti bene. “Questo fatto – spiega all’AGI il primario del reparto di subintensiva dell’ospedale, Nicola Mumoli – dimostra l’importanza del vaccino perché senza di esso uno degli infermieri sarebbe potuto finire in ospedale. Quando si dice che il vaccino è efficace nel 93% dei casi si intende che è praticamente azzerato il rischio di sviluppare la polmonite che può portare all’ospedalizzazione. Diverso è il discorso della trasmissibilità da una persona all’altra, soprattutto nel caso della variante inglese che non è più ‘cattiva’ ma è più contagiosa. Come detto però, una volta che si è vaccinati, il virus non porta a sviluppare una malattia grave”. Secondo Mumoli, il focolaio nel suo ospedale fa emergere l’importanza, in questa fase della pandemia in cui le vaccinazioni non proteggono la maggior parte della popolazione, “che anche dopo che ci si è vaccinati, bisogna continuare a utilizzare i dispositivi di protezione e le distanze sociali”.

  • Adnkronos

    Orban: “Salvini nostro eroe perché da ministro fermò i migranti”

    “Non è un segreto che chiamiamo Matteo Salvini ‘nostro eroe’ perché sull’immigrazione, quando qualcuno diceva che era impossibile fermare l’immigrazione clandestina, da ministro ha saputo arrestare l’immigrazione. Siamo grati per quello che ha fatto Salvini. E l’abbiamo sempre apprezzato”. E’ quanto avrebbe detto il leader ungherese, Viktor Orban, nel corso di una conferenza stampa a Budapest, come riferito dalla Lega. Aggiungendo poi che “sollecitiamo l’Unione europea per l’acquisto dei vaccini. Vorremmo una vaccinazione più efficace in Europa. Ma non era questo il tema dell’incontro”. A Budapest è durato circa un’ora e trenta l’incontro multilaterale di Salvini con Orban e il primo ministro della Polonia Mateusz Morawiecki. “Vogliamo il Rinascimento europeo. Non c’è alcun tema su cui siamo in disaccordo. La nostra posizione sull’Europa è questa: ci sono milioni di cittadini senza rappresentanza politica, avendo il Ppe scelto di schierarsi facendo cooperazione con la sinistra. I democratici cristiani non hanno rappresentanza e lavoriamo per dargli una voce” avrebbe detto il leader ungherese, come riferito dalla Lega. “L’incontro di oggi – avrebbe spiegato – è la prima tappa di un lungo viaggio. Abbiamo parlato dei nostri valori e del nostro impegno atlantista. Rappresentiamo i valori della famiglia tradizionale e ci schieriamo contro il comunismo, contro l’antisemitismo, contro l’immigrazione illegale”. “Ci rivedremo nel mese di maggio. Dipenderà dalla pandemia, probabilmente ci vedremo a Varsavia e poi anche a Roma. La destra non ha estremisti e lo dimostreremo. Raccoglieremo le forze a favore della libertà”, avrebbe aggiunto Orban. “Bisogna gettare le basi per una nuova Europa. Mi piace molto l’idea di Matteo Salvini a proposito di rinascimento europeo. Parliamo di valori per costruire il futuro” avrebbe detto il primo ministro della Polonia Mateusz Morawiecki, al termine dell’incontro con Orban e Salvini.

  • Adnkronos

    Violentata torna per evitare revenge porn, viene stuprata di nuovo

    Un uomo di 46 anni di Brugherio, provincia di Monza, è stato arrestato dai carabinieri di Monza dopo aver sequestrato e violentato ripetutamente una donna conosciuta da appena un mese. Tutto ha inizio con una chiamata al 118: la donna lamenta un’intossicazione per una cospicua assunzione di farmaci e calmanti. I militari indagano e la donna, visitata al pronto soccorso dell’ospedale San Gerardo di Monza, racconta i continui abusi: farmaci narcotizzanti, violenze e videoriprese di rapporti sessuali consumati con un uomo appena conosciuto. Lunedì scorso i carabinieri hanno bussato alla porta del 46enne e hanno trovato una situazione drammatica: la donna completamente stordita dai farmaci, impossibilitata a muoversi, che poco prima aveva subito una violenza sessuale. Gli uomini dell’Arma hanno arrestato l’uomo per sequestro di persona, violenza sessuale e revenge porn, portando la donna alla Mangiagalli di Milano. Le indagini lampo, attivato il codice rosso con la Procura della Repubblica di Monza, hanno appurato che la donna era tornata nell’appartamento dell’uomo proprio per chiedergli di impedire la diffusione di un filmato che la ritraeva dal contenuto esplicitamente sessuale e una volta dentro casa è rimasta nuovamente vittima del 46enne che ha approfittato di lei dopo averla narcotizzata. Nella casa è stato sequestrato materiale informatico su cui sono in corso approfondimenti investigativi, corde, manette e collari a uso erotico. All’uomo, già in carcere, è stata anche notificata una ordinanza di custodia cautelare in carcere per maltrattamenti e violenza sessuale in seguito alla denuncia presentata dalla ex moglie anche lei vittima di violenze psicologiche, fisiche e di revenge porn con diffusione di materiale sessuale che la ritraeva.

  • Adnkronos

    Insulti a Giorgia Meloni, Prof. Di Luca: “Io come Gozzini? Non volevo offendere”

    “Famoso io? La fama dura sempre mezzo minuto e in genere, per la legge dell’eterogenesi dei fini, non è mai una fama ma una diffamazione. Non mi sento il nuovo Gozzini, lui usò termini anche offensivi nei confronti della signora Meloni che io mi sono ben guardato dall’usare, avendo un controllo della scrittura abbastanza più sofisticato”. A parlare all’Adnkronos è Gabriele Di Luca, livornese di 53 anni trapiantato nella Bolzano del delitto Neumair (è il vicino di casa dei coniugi uccisi e fatti sparire dal figlio, ndr.). E’ lui il professore accusato di aver insultato la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni definendola come “una di quelle turiste vomitate dai pullman che arrivano qui durante il mercatino”. Docente di italiano in una scuola di lingua tedesca che forma assistenti sociali, si dice “consapevole di ciò che scrivo” e precisa: “Ho usato una metafora abbastanza triviale che forza il linguaggio, ma non lo spacca. Qualche volta, tuttavia, scivolo anche io in frasi che sarebbe meglio non dicessi”. “La polemica si riferisce a un post di 6 anni fa che ho poi ricondiviso nella mia bacheca pubblica di Facebook – racconta Di Luca – Mi ero anche scordato di aver partecipato silente a quella conferenza stampa, che poi in realtà si rivelò una riunione di partito. Una volta a casa scrissi un post ironico, ma lo faccio spesso anche ispirandomi al mio maestro Ennio Flaiano. Generalmente scrivo molto, per lo più di libri, ma non volevo certo offendere. La cosa che ha mosso tutto è stata la mia critica alla strumentalizzazione, secondo me vergognosa, che viene fatta del giorno del ricordo nella memoria delle Foibe e dell’esodo giuliano. E’ stato lì che avevo già seminato malumore”. “Quando ho scritto dei turisti vomitati dai pullman non intendevo lei in particolare, mi riferivo soprattutto a persone riversate qui a migliaia. La Meloni è una donna spontanea, io mi riferivo al suo atteggiamento durante questa riunione – spiega ancora all’Adnkronos – al cellulare e all’apparenza totalmente avulsa dalla situazione, faceva domande molto divertenti e tenere dimostrando di non capire neanche il contesto locale che in qualche modo conosce, masticato per anni dalla Destra nazionalista da 70 anni. Mi aveva fatto tenerezza, una tenerezza poi trasformata in ironia e cinismo. Bisogna proprio volerla vedere in questa cosa la cattiveria. Uso in continuazione la satira nel mio profilo, ma della Meloni mi interesso pochissimo così come della politica, essendo completamente immune dal coinvolgimento in qualsiasi partito e non accostandomi nemmeno di lontano a ogni tipo di militanza. La politica mi è impossibile, non avendo la dote della diplomazia e non lisciando il pelo a nessuno”. Come vive il momento sotto ai riflettori, suo malgrado? “Non mi frega nulla di esser balzato agli onori della cronaca, queste cose non insegnano niente a nessuno e sono una perdita di tempo per tutti. Chiedo scusa ai turisti del pullman, che spero di veder di nuovo vomitati gentilmente sul nostro territorio al più presto, magari passando per Livorno, la mia città – ironizza – e addirittura, arrivo persino a dire, a Pisa. Quando torneranno dedicherò un post su Facebook anche a loro, scrivendo ‘menomale, sono tornati i turisti che non venivano vomitati, ma aleggiavano in modo profumato sul nostro territorio, cospargendolo di soldi. Spero di essere riabilitato come insegnante, considerato che una delle accuse che mi è stata mossa è di essere un cattivo esempio per i miei studenti. Non volevo offendere la Meloni, a lei non penso mai, per me rappresenta una politica di successo che interpreta ideali e finalità da me distantissimi. Ci sono persone che la votano, è legittimata a stare lì – continua – le auguro tutto il più grande successo umano, politico no, le auguro un fallimento senza precedente”. Nessuna conseguenza, al momento, per il post che ha destato fastidio: “Al momento, nonostante la solerzia in questo senso di un consigliere provinciale – conferma all’Adnkronos – la scuola dove lavoro non mi ha comunicato misure disciplinari nei miei confronti. Insegno italiano, soprattutto medico, non parlo di certo della Meloni o di altre questioni politiche. Ancora la prospettiva di andare a raccogliere i pomodori a Rosarno, che è il mio piano B non si sta avverando”. di Silvia Mancinelli

  • Adnkronos

    Campania zona rossa, De Luca: “Possiamo uscire da calvario Covid”

    Campania zona rossa, il governatore Vincenzo De Luca fa il punto sulla situazione nella Regione nel corso di una diretta Facebook. “Dobbiamo cominciare a entrare in uno stato d’animo diverso a partire da Pasqua. Dobbiamo proiettarci sempre più anche psicologicamente verso il futuro, cominciare a pensare sempre più a quello che potrà essere la nostra vita fra 2 o 3 mesi, perché oggi vi sono tutte le condizioni per cominciare davvero il cammino per uscire da questo calvario” dice il presidente della Regione Campania. “A condizione che non commettiamo errori, che non sbagliamo, che manteniamo il massimo di razionalità – aggiunge – veramente ci sono tutte le condizioni per metterci alle spalle questo anno di drammatica pesantezza per la vita di ognuno di noi”. “Abbiamo in Campania una situazione di contagi superiore, ma abbiamo due dati che devono confortarci, perché collocano la nostra regione in una posizione importante, direi quasi all’avanguardia in Italia – dice De Luca – Abbiamo ad oggi un numero di terapie intensive occupate di 160, cioè abbiamo la metà di terapie intensive occupate rispetto a regioni che sono magari in zona arancione. Questo a conferma del fatto che c’è un lavoro di contenimento rispetto all’epidemia. Il secondo dato che misura la gravità del problema è quello dei decessi per Covid: siamo credo a 5.400 decessi, 6 volte in meno della Lombardia, la metà dei decessi del Veneto, dell’Emilia, del Piemonte”.  “Dunque – aggiunge De Luca – c’è dal punto di vista dei dati essenziali, tenuta delle terapie intensive e decessi per Covid, e occupazione dei posti letto negli ospedali, una buona tenuta della nostra Regione. Questo ci ha consentito questa volta di non chiudere i reparti ordinari. Se avessimo avuto un’esplosione incontrollata di contagio avremmo dovuto chiudere altri reparti per accogliere pazienti Covid, invece ad oggi riusciamo a non avere emergenze particolari. Questi dati ci devono confortare e, per un altro verso, ci devono inorgoglire: ricordiamo ad amici di altre parti d’Italia che questi risultati sono stati ottenuti con 15mila dipendenti in meno rispetto a regioni come l’Emilia o il Veneto”. Spiega poi il governatore: “Abbiamo un dato anomalo sui sintomatici, molti dei quali sono paucisintomatici . Stiamo cercando di capire il perché abbiamo questo dato anomalo. La prima valutazione che fanno i nostri medici è che abbiamo un’aggressività, soprattutto della variante inglese, più grave rispetto ai giovani, cioè la variante aggredisce con maggiore forza la popolazione più giovane. Questo è il primo dato che emerge da una valutazione attenta che stiamo cercando di fare”. Poi le vaccinazioni. “Oggi in Campania abbiamo 140 punti vaccinali – spiega – in ognuno dei quali possiamo avere diversi box per la somministrazione, sono complessivamente oltre 540. Noi valutiamo la possibilità, è alla nostra portata, di fare per ogni punto vaccinale almeno 500 vaccini al giorno in media. Questo significa che noi siamo in grado di fare in Campania 70mila vaccinazioni al giorno”. “Ora che abbiamo la disponibilità dei medici di famiglia, degli odontoiatri e degli specializzandi – afferma De Luca – abbiamo la possibilità e dunque il dovere di puntare a fare 70mila vaccinazioni al giorno, il che significa arrivare a oltre 2 milioni di vaccinati al mese. Questo significa che per l’estate, massimo inizio autunno, completiamo l’immunizzazione a tutti i cittadini campani vaccinabili. Per fine estate usciamo dal calvario e possiamo tornare alla vita normale. Dobbiamo farcela. Questo è il lavoro a cui stiamo dedicando tutte le nostre giornate e nottate, perché questo è l’obiettivo da raggiungere: immunizzare tutti i nostri concittadini entro fine estate”. De Luca lamenta che “ad oggi la Regione Campania ha 235mila vaccini in meno rispetto al Lazio che ha la stessa popolazione, 10mila vaccini in meno rispetto all’Emilia Romagna che ha 1,3 milioni di abitanti in meno rispetto alla Campania. Figliuolo ha comunicato che intende applicare il criterio ‘un cittadino un vaccino’. Bene, ne prendiamo atto, ma dobbiamo ancora recuperare le centinaia di migliaia di dosi di vaccino che non abbiamo avuto nei tre mesi che abbiamo alle spalle”. “Chiediamo al commissario – dice il governatore – di fare anche un’altra operazione di trasparenza: pubblicare i dati dei vaccini consegnati in tutta Italia, ma spiegare anche quali vaccini sono stati consegnati. La Campania ha il 9,6% della popolazione italiana, quindi dobbiamo avere il 9,6% di tutti i vaccini consegnati, ma vorremmo avere anche il 9,6% di ogni vaccino. Per il vaccino Moderna ad esempio abbiamo ricevuto poche dosi. Ci auguriamo che nel mese di aprile queste anomalie che ci hanno penalizzato vengano risolte”.

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