Dopo 13 anni, si torna in aula per fare luce sulla morte di 228 persone
Nel giugno del 2009 un aereo Airbus si schianta nell’Oceano Atlantico. Ma chi ha causato l’incidente?
PARIGI – Era il primo giugno del 2009. E 228 persone finivano in fondo all’Oceano Atlantico. La giustizia è pronta a ritornare sull’incidente aereo che vede al banco degli imputati i due principali attori dell’aviazione francese: Airbus e Air France. Il processo, che si apre lunedì, è stato chiesto dalle parti civili che non hanno mai potuto piangere i corpi dei propri cari e che aspettano ancora venga decretato un colpevole.
Ritorno sui fatti – Nella notte del primo giugno 2009 l’Airbus 330 stava effettuando un volo tra Rio de Janeiro e Parigi. A bordo c’erano 217 passeggeri e undici operatori di volo.
Ma tra il Brasile e il Senegal qualcosa è andato storto e il mezzo è precipitato in acqua. Nessun corpo è mai stato ritrovato e per ripescare le scatole nere è stato necessario un lavoro di due anni.
L’inchiesta – Nei tre anni di indagine tecnica e dieci anni di istruzione, gli inquirenti sono riusciti a stabilire che all’origine dell’incidente c’era un guasto ai sensori di velocità, sensori che Air France aveva fatto sostituire da poco in tutti gli Airbus 330.
A quel punto si era quindi ipotizzato l’errore umano e nel 2019 la compagnia aerea e il gigante della costruzione di aeromobili avevano beneficiato di un non-luogo a procedere. Una decisione, questa, che non è andata giù alle parti civili del processo, che hanno chiesto di tornare in tribunale in quanto tutto non sarebbe stato ancora detto.
I punti del processo – Il procedimento si tiene alla Corte di appello di Parigi e si prevede che duri tre mesi. In aula si tenterà di rispondere a due domande fondamentali: i piloti erano formati alle procedure di emergenza? Sarebbero stati in grado di evitare l’incidente aereo? Air France e Airbus, intanto, si preparano a professarsi innocenti davanti all’accusa di omicidio colposo.