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A dare il lieto annuncio dell’accordo sulla riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario ci ha pensato il Sottosegretario alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto:  “Nella riunione di maggioranza è stato raggiunto un ampio accordo sulla riforma dell’ordinamento giudiziario. Esprimo soddisfazione per il maturo atteggiamento tenuto dai gruppi, sotto la regia della ministra Cartabia. Ora avanti con i lavori della Commissione Giustizia per poter rispettare i tempi previsti”. La riunione convocata dalla Guardasigilli per stamattina alle 12 da remoto, dopo la fumata nera di ieri, è terminata alle 14 e ha segnato dunque significativi passi avanti sulla strada della trattativa che ieri sembrava essersi arenata per i veti di Forza Italia e Lega. Quanto emerso non piace alla magistratura che si sente impaurita e teme una forte gerarchizzazione delle toghe. Non a caso sono pronti addirittura a scioperare.

Ecco alcuni punti dell’intesa.

Separazione delle funzioni tra giudice e pubblico ministero: sarà possibile solo una volta nella carriera di un magistrato cambiare funzioni da giudice a pm e viceversa e la scelta andrà fatta entro un arco temporale di 10 anni. L’accordo prevede che i 10 anni entro i quali un magistrato potrà cambiare funzioni decorrono dall’assegnazione della prima sede.

Legge elettorale per il nuovo Consiglio Superiore della Magistratura: è previsto il sorteggio delle Corti d’appello per andare a formare i collegi elettorali. Il sistema resta maggioritario binominale con un correttivo proporzionale, come richiesto dal Partito Democratico.

Porte girevoli: chi deciderà di fare politica non potrà più indossare la toga. A tutti i magistrati, compresi quelli amministrativi e contabili, sarà estesa l’impossibilità di rientrare nelle funzioni dopo aver svolto incarichi elettivi o di governo.

Le reazioni “Abbiamo definito un accordo di maggioranza sul testo della riforma del Csm. Valutazioni puntuali delle attività dei magistrati con il fascicolo di performance, rigoroso rispetto della presunzione d’innocenza, sospensione dalle funzioni per il Pm che chiede arresti omettendo di allegare elementi rilevanti per la decisione, stop alle porte girevoli, giro di vite sui fuori ruolo, un solo passaggio di funzioni in carriera. Tanti passi avanti contenuti negli emendamenti di Azione, che ancora una volta, sulla giustizia è decisiva”: così Enrico Costa, vice segretario di Azione nel commentare il vertice con la ministra Cartabia.

Esulta anche il capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia, Pierantonio Zanettin: “Nell’accordo raggiunto oggi, passano due obiettivi storici, ultraventennali, di Forza Italia. Per la prima volta facciamo una riforma non dettata da Anm ma dalla volontà politica”. I temi su cui Forza Italia può registrare dei risultati sono sulle porte girevoli “bloccate per i magistrati che fanno politica: non torneranno più a svolgere ruoli nella giurisdizione” e la separazione delle funzioni, con un solo passaggio dalla magistratura requirente a quella giudicante, e viceversa e solo nei primi anni della carriera.

Soddisfatto anche il Movimento Cinque Stelle che parla attraverso l’onorevole Valentina D’Orso, deputata in commissione Giustizia e vicecapogruppo alla Camera: “Al termine degli incontri con il ministro della Giustizia Marta Cartabia registriamo con soddisfazione l’accordo sulle cosiddette ‘porte girevoli’ tra politica e magistratura: chi deciderà di fare politica non potrà più indossare la toga. Esattamente come avevamo previsto già nel progetto di riforma Bonafede.  Grazie al nostro impegno, estenderemo a tutti i magistrati, compresi quelli amministrativi e contabili, l’impossibilità di rientrare nelle funzioni dopo aver svolto incarichi elettivi o di governo. È un risultato a lungo atteso, che conferma il nostro impegno -conclude l’esponente M5S- per una vera indipendenza della magistratura, contro tutte le storture che il sistema ha generato in tutti questi anni”.

Secondo la responsabile Giustizia del Pd, Anna Rossomando, restano però dei problemi. “Siamo a un passo dal completamento del percorso per arrivare all’approvazione di un’importante riforma del Csm. È stata raggiunta un’intesa, ma un grande nodo politico resta ancora aperto: due forze politiche di maggioranza, Italia Viva e Lega, ancora non ritirano gli emendamenti sui quali c’è parere contrario del governo e resta ambiguità su come voteranno in commissione. Questo non è accettabile”.

“Italia Viva ha partecipato alla riunione con il ministro ma abbiamo ribadito che i nostri emendamenti per ora restano. Bisogna verificare le riformulazioni. Siamo quindi ancora in stand by: Iv vuole discutere la sua posizione sia in Commissione che in Aula”. Così il deputato di Iv Catello Vitiello che oggi ha preso parte, assieme a Cosimo Ferri, alla riunione con la Guardasigilli.

Per il deputato di Leu, Federico Conte ” L’accordo raggiunto oggi tra la maggioranza e la Ministra Cartabia è il punto di equilibrio più avanzato. Nessuno si può assumere il rischio di farlo saltare. Sarebbe da irresponsabili”.

Intanto il Presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, in una intervista rilasciata oggi a Repubblica non esclude lo sciopero della toghe: “Mi auguro fortemente che la magistratura non sia costretta a indirne uno come non succedeva dai tempi del governo Berlusconi”. E ha aggiunto: “Un sistema democratico ha bisogno di una magistratura libera e non impaurita. Spero ci sia ancora tempo per correggere le storture di questa riforma”. Il parlamentino del Csm si riunirà il 19 aprile. Vedremo se quel giorno anche la riforma arriverà nell’aula della Camera.