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Passo in avanti nell’associazione tra il Covid e i casi di trombosi. Un innovativo studio italiano, coordinato dall’Università Sapienza di Roma, ha fornito importanti risultati sulla “relazione pericolosa” tra la co-infezione da Covid e la formazione di coaguli, svelando un recettore chiave in questo binomio patogenetico sintomatico e aggressivo.

Covid e trombosi, rischi e pericoli

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista ufficiale dell’American Society of Cardiology. I ricercatori hanno poi sottolineato che la polmonite bilaterale grave che porta all’insufficienza respiratoria non è l’unica causa di mortalità legata al coronavirus.

I pazienti affetti da embolia polmonare sono soggetti a complicazioni come infarto del miocardio e ictus. Nei casi più gravi, circa il 20% dei pazienti ricoverati può andare incontro a conseguenze cardiovascolari.

L’uso dell’eparina ha ridotto il rischio di complicanze, ma non la loro frequenza.

Covid e trombosi, così gli studiosi hanno capito la correlazione

Nello studio del professor Violi, esaminando circa 50 pazienti con malattia da Sars-CoV, si è notato e dimostrato che la proteina spike del coronavirus si lega al TLR4 (il recettore delle piastrine), innescandone l’attivazione e quindi la trombosi.

Utilizzando campioni di sangue di pazienti e una serie di tecniche diverse, i ricercatori hanno potuto concludere che la proteina Spike interagisce con il TLR4 piastrinico.

Il fatto che un inibitore del TLR4 abbia bloccato la trombosi mediata dalle piastrine nei pazienti con Covid-19 suggerisce importanti applicazioni cliniche per questo trattamento.

“L’inibizione di questo enzima potrebbe essere utilizzata per prevenire i coaguli di sangue e trattare le vittime di ictus durante la fase acuta della malattia”, ha spiegato Violi.

Nessun brevetto sulla scoperta a beneficio della comunità

Per accelerare la sperimentazione clinica, il rettore dell’Università Sapienza Antonella Polimeni e il gruppo di esperti hanno deciso di non brevettare la loro scoperta. L’obiettivo è che i ricercatori possano condividere liberamente i risultati del loro lavoro, contribuendo così a proteggere la salute e la sicurezza pubblica.