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italia

Corona sospende lo sciopero: “Si è convinto a mangiare”

1 April 2021 Press
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  • Adnkronos

    Visite parenti e amici vietate in zona rossa: bozza decreto

    Visite a parenti e amici fino al 30 aprile bandite in zona rossa. Superata la Pasqua, quando saranno concesse in deroga a due persone con minori under 14 al seguito, si torna a vietarle. E’ quanto prevede la bozza del decreto sul tavolo del Cdm, iniziato da pochi minuti a Palazzo Chigi. Le visite, sempre una sola volta al giorno e sempre in non più di due persone, saranno invece consentite in zona arancione, all’interno del Comune di residenza. Le norme attualmente in vigore prevedono che “gli spostamenti per far visita ad amici o parenti autosufficienti e, in generale, tutti gli spostamenti verso abitazioni private abitate diverse dalla propria non dovuti a motivi di lavoro, necessità o salute” siano “vietati fino al 2 aprile e nella giornata del 6 aprile 2021”. Per le feste di Pasqua, scatta la deroga: “Nei giorni 3, 4 e 5 aprile 2021 sarà consentito una sola volta al giorno, spostarsi verso un’altra abitazione privata abitata della stessa Regione, tra le ore 5.00 e le 22.00, a un massimo di due persone, oltre a quelle già conviventi nell’abitazione di destinazione. La persona o le due persone che si spostano potranno comunque portare con sé i figli minori di 14 anni (o altri minori di 14 anni sui quali le stesse persone esercitino la potestà genitoriale) e le persone disabili o non autosufficienti che convivono con loro”.

  • AGI

    Il figlio di Nino Manfredi mette all’asta un Rolex appartenuto all’attore

    AGI – C’è anche il Rolex appartenuto a Nino Manfredi tra gli orologi protagonisti dell’asta organizzata da Bolaffi il 13 aprile a Milano. La casa torinese mette all’incanto 210 orologi da polso e da tasca dei marchi più celebri, provenienti da selezionate commissioni private. Nella selezione figura il Rolex Oyster Perpetual appartenuto all’attore ciociaro, dotato di un quadrante nero con scritte dorate e inconfondibili indici “3-6-9”. L’orologio fu acquistato dall’attore per festeggiare la nascita del secondogenito Luca nel 1958 e da quel giorno sempre indossato. “Quasi fosse un portafortuna, tranne che per fare il bagno al mare”, racconta il figlio di Manfredi, che ha deciso di impiegare il ricavato della vendita in una serie di iniziative in ricordo del padre nell’anno del centenario della nascita. “Era il 27 dicembre del 1958 quando mio padre decise di farsi un regalo mentre si trovava fuori Roma a girare un film – ricorda Luca Manfredi – quel giorno mia madre Erminia, che aspettava di partorirmi, era scivolata dalle scale di un bel palazzo che erano state tirate a lucido da un portiere zelante e la botta, che per fortuna non ebbe altre conseguenze, le scatenò le doglie. La portarono in ospedale appena in tempo, perché dopo pochi minuti nacqui io. La notizia raggiunse mio padre, che decise di entrare in una orologeria e comprare questo semplice ma elegante Rolex per festeggiare il mio arrivo e lo scampato pericolo”. Un orologio che Manfredi indossava anche sul set, come testimonia il film “Per Grazia Ricevuta” che gli valse il premio come miglior opera prima al festival di Cannes del 1971. All’incanto da una base d’asta di 10.000 euro, il Rolex è accompagnato dall’autentica di Luca Manfredi e da una copia da lui autografata del libro “Un friccico ner core – I 100 volti di mio padre Nino” edito da Rai Libri (lotto 210). Fra i pezzi più pregiati della collezione di Bolaffi, il Rolex Submariner 5508, venduto nel 1964, provvisto di scatola e garanzia (lotto 208, base d’asta 60.000 euro) e il Patek Philippe cronografo in oro rosa, venduto nel 1948 con quadrante salmone, modello realizzato in soli 350 esemplari, pochissimi dei quali in oro rosa (lotto 209, base 42.000 euro).

  • AGI

    Tosse e starnuti più pericolosi dell’ossigenoterapia per i contagi negli  ospedali

    AGI – Si emettono più aerosol pericolosi con tosse, starnuti e respiro affannoso che tramite l’ossigenoterapia. Lo evidenziano in un articolo pubblicato sulla rivista Anesthesia gli scienziati del Royal Infirmary of Edinburgh, dell’Università di Sydney, dell’Università del New South Wales e del Royal United Hospitals Bath, che hanno sollevato una serie di preoccupazioni per la salvaguardia della salute di operatori sanitari nei reparti ospedalieri. Il team ha valutato la quantità di particelle respiratorie prodotte dalle terapie con ossigeno necessarie per i pazienti con Covid-19 in forma grave per stabilire se le precauzioni di routine implementate nelle varie corsie siano o meno sufficienti. Gli scienziati hanno scoperto che le terapie con ossigeno non sono associate a una produzione maggiore di aerosol da parte dei pazienti, mentre le attività respiratorie come tosse e starnuti espongono gli operatori a un rischio più elevato di infezione. Gli autori hanno coinvolto dieci volontari sani per misurare la quantità di aerosol prodotti con e senza supporto respiratorio. Gli esperti sottolineano che questo piccolo studio potrebbe in parte contribuire a spiegare il motivo per cui il personale impiegato nei reparti in cui è necessaria la sola mascherina chirurgica sia legato a tassi di infezione e ospedalizzazione doppi o tripli rispetto agli operatori che si occupano delle terapie intensive, dove i dispositivi di protezione individuale utilizzati sono più completi ed efficaci. Il team ha misurato il respiro di dieci volontari sani, raccogliendo quasi tutte le particelle espirate, il che ha consentito un confronto tra le quantità di aerosol generate dalle attività respiratorie normali o aumentate, come tosse, starnuti e respiro affannoso, e le stesse attività eseguite durante la somministrazione di ossigeno. Gli scienziati hanno scoperto che la tosse e gli starnuti aumentano di oltre 100 volte la quantità di aerosol emessi, ma le particelle non sono aumentate nel secondo scenario, anzi, tosse e starnuti sembravano meno impattanti dal punto di vista degli aerosol quando i partecipanti ricevevano ossigenoterapia. Questo studio, scrivono i ricercatori, evidenzia la necessità di proteggere il personale sanitario esposto alle emissioni di aerosol da parte di pazienti ospedalizzati per Covid-19 e ricoverati in tutti i reparti. “Più del 90 per cento del numero totale di particelle prodotte dai partecipanti era costituito da aerosol di piccole dimensioni – afferma Nick Wilson del Royal Infirmary of Edinburgh – che possono viaggiare per lunghe distanze, eludere le mascherine chirurgiche e raggiungere le cavità polmonari. Questo solleva preoccupazioni sulla sicurezza di chi si trova a contatto con i pazienti Covid-19”. “Tosse e respiro affannoso sono manifestazioni comuni della malattia da nuovo coronavirus – aggiunge Euan Tovey dell’Università di Sydney e coautore di Wilson – e sono associati a una produzione di aerosol molto più significativa rispetto a quella tipica dei pazienti trattati con ossigenoterapia”. Gli esperti osservano che le mascherine chirurgiche non rappresentano pertanto una protezione adeguata, per cui potrebbe essere necessario utilizzare respiratori aderenti specializzati, come le maschere N95 o FFP3, e aumentare la possibilità di ventilazione interna. “Il nostro studio ha implicazioni anche oltre l’ambiente ospedaliero – sostiene Guy Marks dell’Università del New South Wales, terza firma dell’articolo – questi dati rafforzano infatti l’importanza del distanziamento e di una corretta ventilazione nei luoghi chiusi e nei trasporti”. “I nostri risultati – conclude Tim Cook del Royal United Hospitals Bath – supportano la rivalutazione delle linee guida dedicate al personale ospedaliero, ai pazienti e agli operatori sanitari che lavorano a contatto con Covid-19”.

  • Adnkronos

    Covid, “con varianti rischio vaccini inefficaci in meno di un anno”

    Senza una campagna di vaccinazione di massa a livello globale in tempi brevi, le varianti del Covid sono destinate a prendere il sopravvento rischiando di rendere inefficaci gli attuali vaccini. È quanto emerge da un’indagine realizzata dalla People’s veccine alliance (Pva) di cui Oxfam e Emergency sono membri. Secondo i 2/3 dei 77 epidemiologi interpellati provenienti da 28 diversi Paesi, abbiamo al massimo un anno per non vanificare l’efficacia dei vaccini di prima generazione fin qui sviluppati e contenere le mutazioni del virus: un terzo di essi ritiene che il tempo sia inferiore a 9 mesi mentre meno di 1 su 8 valuta che i vaccini a disposizione funzioneranno qualunque sia la mutazione. La stragrande maggioranza degli epidemiologi (l’88%) pensa inoltre che se non si aumenterà la copertura vaccinale in molti Paesi si potrebbe favorire il sorgere di varianti del virus resistenti al vaccino. Secondo i calcoli della Pva, al ritmo attuale però solo il 10% della popolazione nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo sarà vaccinata nel prossimo anno. Quasi tre quarti degli esperti coinvolti è convinto che la condivisione della tecnologia e la sospensione della proprietà intellettuale siano gli strumenti per aumentare la produzione mondiale di dosi. “Fino a quando soltanto una parte della popolazione mondiale avrà accesso ai vaccini, – spiega Antonino Di Caro, virologo dell’Istituto nazionale di malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma – il virus avrà la possibilità di circolare, di replicarsi velocemente e quindi di mutare. I dati di cui disponiamo oggi ci suggeriscono che non abbiamo molto tempo, probabilmente tra 9 mesi e 1 anno, prima che si sviluppino e diffondano mutazioni del virus che riducano l’efficacia dei vaccini attualmente disponibili. Questa è una guerra che i Paesi ricchi non possono vincere da soli”. L’indagine mostra dunque quanto sia cruciale garantire l’accesso ai vaccini anti Covid il prima possibile anche nei Paesi più poveri, dato che l’attuale disuguaglianza di accesso non fa che dare il tempo alle varianti del virus di moltiplicarsi. “Nonostante sia ormai evidente che solo la condivisione della tecnologia e la sospensione della proprietà intellettuale possano garantire un aumento di dosi disponibili, assistiamo ancora – hanno detto Sara Albiani, responsabile salute globale di Oxfam Italia e Rossella Miccio, presidente di Emergency – alla difesa dei monopoli di Big Pharma da parte dei paesi ricchi, con la conseguenza che una manciata di colossi farmaceutici decidono chi debba vivere o morire. Proprio all’inizio di marzo abbiamo assistito al blocco della proposta avanzata da India e Sud Africa di sospensione dei diritti di proprietà intellettuale. In questo momento – sottolineano – i milioni di persone che si sono già vaccinate negli Usa, nel Regno Unito o nei Paesi europei si sentono più al sicuro, ma come dimostrano i risultati dell’indagine presentata oggi, c’è il rischio altissimo che senza un cambio radicale nelle politiche di accesso ai vaccini, tutti gli sforzi fatti fin qui potrebbero essere vani. Rendere accessibili i vaccini anche nei paesi poveri significa oggi più che mai proteggerci tutti”.

  • AGI

    Gli azzurrini travolgono la Slovenia e volano ai quarti degli Europei

    AGI – L’Italia è ai quarti agli Europei Under 21: a Maribor gli azzurrini si sono imposti 4-0 sui padroni della casa della Italia-Slovenia garantendosi il secondo posto nel girone B alle spalle della Spagna. La doppietta di Cutrone A segno al 10mo Maggiore, al 19mo Raspadori, al 25mo Cutrone su rigore. L’attaccante ha poi sbagliato un altro penalty ma si è rifatto al 50mo con un gran gol all’incrocio da fuori area. Nel finale espulso Marchizza. Le altre qualificate Dal 31 maggio al 6 giugno si terrà la Final eight per l’assegnazione del titolo. Oltre all’Italia è passata la Spagna (prima del Girone B grazie alla vittoria sulla Repubblica Ceca). Nel gruppo A, tre nazionali sono arrivate a pari punti (5), ma Olanda e Germania hanno beffato la Romania di Mutu (imbattuta) grazie al maggior numero di gol segnati. Ai romeni non è bastato lo 0-0 finale contro la Germania mentre l’Olanda travolgeva l’Ungheria per 6-1. Nel gruppo C Francia e Danimarca sono avanti ma può ancora spuntarla la Russia mentre nel gruppo D se la giocano ancora Croazia, Portogallo, Inghilterra e Svizzera.

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