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«Quando raccontai ai miei compagni delle medie che avevo iniziato a cantare il fado, erano orripilati. Non ero cool, mi esclusero dal gruppo». Spietati (e sconsiderati) bambini! Maria do Carmo de Carvalho Rebelo de Andrade, in arte Carminho, è oggi una star e un’ambasciatrice della cultura portoghese, fonte d’ispirazione per Ian Griffiths e la sua collezione Max Mara Resort 2023. «Qualche anno dopo, quando ero abbastanza forte per dire “Me ne infischio di quel che pensi”, ho invitato i più “coraggiosi” a sentirmi e sono rimasti sedotti: se hai fiducia in quel che fai, se emani sicurezza, gli altri restano magnetizzati».

Carminho in total look Max Mara Resort 2023 (foto German Larkin).

Il fado, l’anima di Lisbona

Sono quasi duecento anni che il pubblico “resta magnetizzato” dal fado (dal latino fatum, destino), che nel 2011 è stato riconosciuto dall’Unesco “patrimonio immateriale dell’umanità”. «È nato a Lisbona nei quartieri poveri fra marinai e prostitute» spiega Carminho, che collabora spesso anche con gli artisti brasiliani (da Caetano Veloso a Chico Buarque) e che, a inizio 2023, pubblicherà il suo nuovo album, il sesto. «Da principio non era un’espressione artistica, era proprio questione di sopravvivenza: cantare mettendoci il cuore era il modo per buttar fuori le emozioni. A poco a poco la gente – soprattutto i ricchi e gli aristocratici che frequentavano i bordelli – colsero la bellezza delle composizioni. La progenitrice delle fadiste famose è Severa (Maria Severa Onofriana, morta a 26 anni nel 1846, ndr), una prostituta diventata l’amante del conte di Vimioso».

Federica Pellegrini a Lisbona per l’evento di Max Mara: il cambio d’abito è istantaneo

Federica Pellegrini a Lisbona per l’evento di Max Mara: il cambio d’abito è istantaneo

Sono le vite difficili degli antichi interpreti a dare quel tocco triste, malinconico?

Non solo. Gli altri europei stanno vicini al Mediterraneo, che è calmo, pacifico; noi siamo vicini alle grandi onde dell’Atlantico, dove le donne aspettavano sulla spiaggia i mariti pescatori che non sarebbero mai tornati. Ci sono tante teorie, ovviamente, ma a me risuona questa. Avverto la nostra forza e, nel contempo, la nostra fragilità, la timidezza. Non siamo così latini, non siamo tipi da fiesta come gli spagnoli e gli italiani. Siamo introversi, vestiamo di nero. Abbiamo un profondo senso di nostalgia. 

La celebre saudade. Come spiegarla?

Eh, complesso… Ho la saudade di cose che non ho vissuto, di posti che non ho visto, ma pure della famiglia. È uno stato d’animo legato sia alla tristezza sia alla felicità. 

Figlia d’arte

Carminho sfila a Lisbona per la collezione Max Mara Resort 2023 (foto German Larkin).

Il primo ricordo che riguarda il fado?

A quattro anni, seduta sul letto dei miei, ho intonato un intero motivo, alternando le parole all’imitazione del suono delle chitarre. Mio padre e mia madre erano totalmente affascinati, come capita oggi a me quando guardo mio figlio Jaime (avuto dal produttore musicale João Gomes, ndr), che a due anni già strimpella. 

E la prima esibizione pubblica?

A 12 anni, al Coliseu dos Recreios, il più grande luogo per concerti di Lisbona, 4000 spettatori. Mia madre, che è una fadista, aveva uno show di raccolta fondi per lo zoo. Le hanno chiesto se voleva esibirsi con uno dei quattro figli. Avrebbe evitato volentieri: “Nessuno vuol venire con me, giusto?” ci chiese.“Io sì!” (sorride). 

Da lì, il sentiero era tracciato. 

Non esattamente. Un paio di volte la settimana mi esibivo nelle case del fado, però ho continuato a studiare, laureandomi in Marketing e Advertising. Ritenevo che in una professione bisogna lavorare duro, e invece cantare mi veniva così facile… Ma quando compagnie discografiche internazionali (parlo di Warner, Sony, Universal) mi hanno chiesto di registrare un disco, ho declinato: “Onorata, purtroppo non posso: sono sicura di possedere il linguaggio del fado, ma non ho le parole, non ho niente da dire”. E tutti: “Sei sciocca! Il treno della vita non passa una volta sola, però la seconda è pieno”. (ride) 

“Un anno sabbatico”

Carminho in concerto con un total look Max Mara Resort 2023 (foto German Larkin).

Sadici.

No, perché? Invece di comunicarmi ansia, mi hanno rafforzato nella convinzione! Comprai un biglietto coi soldi tenuti da parte e mi presi un anno sabbatico in giro per il mondo con lo zaino, da sola: Cina, Malesia, Thailandia, Singapore, Cambogia, Laos, Australia, Nuova Zelanda, Timor Est. E poi l’America Latina: Cile, Bolivia, Argentina, Uruguay, il Brasile. E l’Isola di Pasqua. Ho fatto due mesi di volontariato in India, a Calcutta: l’esperienza più forte.

Da Madre Teresa?

Ormai c’era la sua successora, suor Nirmala. Il servizio è uno specchio che ti permette di conoscerti meglio e, di sicuro, ti dà più di quanto dai tu. A un certo punto ho avuto una crisi: mi occupavo dell’orfanotrofio e richiedeva troppa energia. Piangevo: “Sono una persona orribile, non mi piacciono i bambini”. E pregavo (io ho molta fede). Finché mi è arrivata una sorta di consapevolezza: basta con la retorica del sacrificio, devi scegliere qualcosa che fa per te, così sarai felice e offrirai con gioia. Ecco, ho applicato questa visione al mestiere e, durante il volo di ritorno ho deciso: sarò una cantante di fado. Ho ricontattato le case discografiche e, a 25 anni, ho inciso un album.  

Carminho e il segreto del fado

Carminho a Lisbona in total look Max Mara Resort 2023 (foto German Larkin).

Da dove trae ispirazione quando scrive i testi?

Innanzitutto vorrei precisare che nel fado c’è una caratteristica molto interessante: possiamo adattare le parole a vecchie musiche, ne ho utilizzate persino di 70 anni fa. Non cambi il linguaggio, cambi il discorso, adatti la “parte formale” a cosa intendi esprimere. A me interessano le storie, i sentimenti, persino un suono mi dà spunto.

E la tecnica? 

Non c’è tecnica nel fado: in definitiva non conta tanto la voce bensì la connessione tra quel che provi e quel che esprimi. Un riferimento per me è stata Beatriz da Conceição (1939-2015, ndr). Era di Porto – le donne lì sono forti – ed era diretta, sincera, onesta: “Il canto deve salire dalle pelvi”, mi suggerì. Senti l’energia di ogni parola, dimentica te stessa e metti la tua voce al servizio della poesia.

“Un dono dal cuore”

Carminho a Lisbona, nel giardino del Palazzo dei marchesi di Fronteira (foto German Larkin).

Altri modelli?

Mia madre. E Amália Rodrigues, una delle dive: realizzò un’incredibile rivoluzione del genere inaugurando la trasposizione in musica di testi dei maggiori poeti portoghesi.

Lei ha pubblicato un libro per bambini sulla leggendaria Rodrigues: Amália – Já Sei Quem És (Amália – Io so chi sei). Ha scoperto il suo segreto?

Credo fossero l’intuizione e la determinazione: aveva iniziato in un quartiere povero, Alcântara (il mio quartiere attuale), vendeva vino. L’ho conosciuta nella casa del fado che gestivano i miei, si è esibita là spesso. Mi è stata d’ispirazione  perché è la prova che non sta tutto nel canto, ma nella personalità. Non studiò molto, era un dono che le veniva dal cuore.  

Maria Severa, Amália Rodrigues, ora la generazione di Mariza e la sua… Il fado pare addirsi particolarmente alle donne.

Sì, e non mi spiego perché: ci sono voci maschili belle e ottimi compositori, come Alfredo Marceneiro 

C’è differenza tra i temi degli uomini e delle donne?

La cultura del fado è un po’ machista, l’immaginario è machista. “Tu puoi sempre bussare alla mia porta ma non passare nella mia strada con lei!” (canta un celebre brano). Vedete la posizione in cui l’uomo mette la donna? Adesso le cose stanno cambiando. Ancora non siamo in tante a scrivere, forse tre o quattro: è importante che il numero aumenti. 

Sta cambiando pure l’approccio? Meno malinconia, più gioia?

La questione è l’empowerment: più rispetto delle donne, meno violenza psicologica. Ma senza imbracciare le armi, non è una guerra, è un percorso. Come avere un giardino in rovina: non devi essere frustrato, pianti un fiore qui, un fiore là, alla fine il risultato sarà armonioso. Vorrei aggiungere una cosa.

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Prego.

Nella tristezza, comunque, c’è il posto più creativo che puoi trovare: la tristezza ti dinamizza. Sei spinta a creare per riuscire a uscirne.

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