Siamo la somma delle persone che incontriamo e anche quella dei luoghi che abitiamo. Il sentire comune è abbracciato anche dal principe Harry, come spiega nell’autobiografia Spare – Il minore, appena pubblicata in Italia da Mondadori. Nelle 540 pagine di memoir, infatti, ripercorre non solo la vita a corte e gli intrighi di palazzo, ma anche i sentimenti legati ai posti che ha chiamato “casa” nel corso degli anni, come anticipato nella docuserie Harry & Meghan di Netflix. E sono tanti, tantissimi, anche se animati da emozioni contrastanti che alla fine lo hanno portato a lasciare il Regno Unito e i doveri di royal senior per trasferirsi prima in Canada e poi negli Stati Uniti con la moglie Meghan Markle. Il secondogenito di re Carlo e lady Diana è, per nascita, la “ruota di scorta” dell’erede al trono William: dal loro incontro segreto dopo il funerale del principe Filippo, nel 2021, parte un racconto ricchissimo di dettagli sugli spazi che hanno fatto da cornice a una “storia” personale che s’incrocia con “la Storia” di una nazione intera. «Devi sapere quando è il momento di andare, Harry», gli aveva detto tempo prima il nonno, e lui ha seguito alla lettera quel monito.
Highgrove House
In questo viaggio a ritroso nel tempo compare spesso Highgrove House, la residenza privata dell’allora principe del Galles, una tenuta di centoquaranta ettari nel Gloucestershire, un’alternativa più informale rispetto agli appartamenti 8 e 9 di Kensington Palace, dimora ufficiale del primogenito della compianta regina Elisabetta II. È qui che re Carlo amava trascorrere il suo tempo libero, è qui che trascinava Harry ad assistere agli spettacoli di Shakespeare («tutti una tortura», scrive nel libro, ricordando cosa pensava di quelle gite forzate). Nonostante questo, a Highgrove si trova il “quartier generale” in cui si rifugiava da ragazzo con William: ribattezzato da loro Club H, si trova nel seminterrato. «Quando avevo bisogno di solitudine – scrive – niente di meglio di un rifugio antiaereo nella campagna inglese». In questi giardini, progettati da Rosemary Verey, il principe da piccolo architettava epiche battaglie con i suoi soldatini. Questo luogo ha accolto momenti spensierati e anche ricordi infelici, dopo il funerale della mamma e anche per il primo incontro con colei che il principe Harry definisce «l’Altra Donna», Camilla.
La tenuta di Sandringham
La residenza reale di Sandringham House, nel Norfolk, invece, è una tenuta di ottomila ettari, territorio di caccia amatissimo dalla regina Elisabetta. Per questo, di riflesso, è diventata di riflesso uno dei luoghi del cuore di Harry, dove per un brevissimo periodo Carlo ha giocato con lui da bambino e dove la famiglia reale si riuniva per Natale. Come tutte le abitazioni antiche, però, aveva una serie di buffi inconvenienti a cui comunque era affezionato suo malgrado, come racconta nel memoir: “Ero sempre stato sensibile al caldo. Come papà. Spesso ci scherzavamo sopra. «Non siamo fatti per questo mondo» dicevamo. «Due maledetti pupazzi di neve.» La sala da pranzo a Sandringham, per esempio. Era la nostra versione dell’inferno dantesco. La temperatura era mite quasi ovunque, ma la sala da pranzo era subtropicale. Papà e io aspettavamo che nonna si distraesse, poi uno dei due scattava in piedi, correva a una finestra e la socchiudeva appena. “Ah, benedetta aria fresca.” Ma i corgi ci tradivano sempre. La corrente li faceva guaire, allora nonna diceva: «C’è uno spiffero?»”.
Le vacanze a Klosters
Tra i momenti più controversi dell’infanzia, Harry ricorda le vacanze a Klosters, in Svizzera, che la madre odiava: «Prima di sciare a Klosters, dovevamo sempre andare in un punto ai piedi della montagna e metterci di fronte a una settantina di fotografi riuniti, disposti su tre o quattro gradoni ascendenti: il Muro. Puntavano gli obiettivi, urlavano i nostri nomi mentre noi, a disagio, strizzavamo gli occhi e ascoltavamo papà rispondere alle loro stupide domande. Il Muro era il prezzo da pagare per trascorrere un’ora senza seccature sulle piste». Per anni il principino ha creduto che la Lady D, anche a causa di queste “invasioni”, non fosse morta, ma si fosse nascosta per depistare i paparazzi.
Balmoral, la tomba della felicità
La tenuta scozzese è dove «tutto era vecchio o fatto per sembrarlo – ricorda Harry. Il castello era un parco giochi, un casino di caccia, ma anche un palcoscenico». Da piccolo non sapeva che avrebbe ospitato il punto di svolta della sua vita: «è possibile che non sia mai stato più felice di quell’assolato giorno d’estate a Balmoral, il 30 agosto 1997». È lì, infatti, durante le tradizionali vacanze estive, che ha ricevuto la notizia della scomparsa della madre.
Il collegio di Eton
Il momento buio della sua pre-adolescenza è continuato all’Eton College, la scuola privata del Berkshire dove si forma l’elite britannica. La presenza del fratello maggiore non ha migliorato la situazione, anzi. «Willy mi aveva detto di fingere di non conoscerlo – ricorda Harry – «Che cosa?». «Tu non mi conosci, Harold. E io non conosco te.» Negli ultimi due anni, mi spiegò, Eton era stato il suo rifugio. Non c’era un fratello minore che gli stava sempre attaccato, lo tormentava di domande, si introduceva tra le sue amicizie. Lui stava plasmando la propria vita e non era disposto a rinunciarvi».
Così come successo al padre, anche lui doveva vedersela con i bulli, oltre che con il lutto: «Eton era un avversario troppo forte per me. Per studiare e concentrarsi occorre essere alleati della propria mente, ma negli anni dell’adolescenza io combattevo una guerra a tutto campo con la mia».
La parentesi australiana
Dopo il diploma, era chiaro a tutti che il principe non avrebbe frequentato l’università, quindi l’esercito è stata una scelta quasi obbligata. Non prima, però, di un anno sabbatico: «Scegliemmo l’Australia: avrei trascorso sei mesi lavorando in un ranch». Spoiler alert, è tornato a Londra molto prima, ma ricorda quel periodo come «nove delle migliori settimane della mia vita». Come per tutti i cambi di rotta della sua esistenza, il principe ha sempre la solita spiegazione, imputando la colpa all’invasione della stampa e ai fotografi.
L’Africa nel cuore
Seguendo le orme di mamma Diana, Harry ha trovato in Africa un luogo del cuore dove sentirsi al tempo stesso libero e utile. «Il Lesotho – scrive – era meraviglioso, ma anche uno dei luoghi più terribili della Terra. Era l’epicentro dell’epidemia globale di AIDS». E ci ritornava anche con il fratello, che a suo dire è sempre stato geloso del suo attaccamento a quei luoghi: «Il Palazzo annunciò che Willy si sarebbe sposato. Novembre 2010. Caddi dalle nuvole – aggiunge – In tutto il tempo passato insieme nel Lesotho non me ne aveva mai parlato».
Il Botswana, poi, ha sempre innescato ricordi felici: a 25 anni ha ricevuto lì le ali da pilota, in un luogo dove ha trovato una coppia di registi che ha poi considerato una seconda famiglia e dove ha portato in viaggio Meghan poco dopo averla conosciuta. L’anello di fidanzamento ha incastonato due pietre da un bracciale di Lady D e una terza, un diamante etico proveniente da quelle zone.
La spedizione al Polo
Qualche giorno prima delle nozze di William e Kate, Harry è partito con una spedizione per il Polo organizzata da Walking with the Wounded (WWTW), un’associazione che si occupa di veterani di guerra. Ha fatto parte del team britannico della Virgin Money South Pole Allied Challenge 2013, un gruppo di dodici militari feriti. Ha lasciato il campo dopo quattro giorni, per non rischiare di perdere il matrimonio, a cui comunque ha partecipato con alcune parti sensibili del suo corpo ancora alle prese con i postumi dell’assideramento. Lo racconta con ironia: «Se prima ero abituato ad avere sempre qualcuno al mio fianco, qualcuno da imitare, adesso mi sentivo spaventosamente solo. E per giunta eunuco. Cosa stava cercando di dimostrare l’universo prendendosi nello stesso momento il mio pene e mio fratello?».
Il rifugio di Frogmore
L’ultimo capitolo britannico della vita di Harry ha luogo al Frogmore Cottage di Windsor, nel Berkshire, in origine dimora della regina Carlotta. Dopo il matrimonio con Meghan, ora duchessa di Sussex, l’ha fatta ristrutturare: «Ci innamorammo di quel posto. Dal primo minuto. Ci sembrava di essere destinati a vivere lì». La situazione, com’è noto, non si è affatto evoluta in questa direzione perché poi i coniugi hanno lasciato l’Inghilterra per spostarsi prima in Canada e poi negli Stati Uniti, con tappe passeggere da amici, come durante i giorni nella villa francese di Elton John.
A Frogmore, quindi, è iniziato un viaggio poi interrotto, ma quel luogo incapsula ancora ricordi memorabili, tra cui le foto del fidanzamento: «Appena prima che Meg tornasse in Canada andammo a Frogmore Gardens per una passeggiata. Era di strada per l’aeroporto. Uno dei miei posti preferiti, dissi. Piaceva molto anche a lei. Amava soprattutto i cigni, e in particolare uno che era molto scontroso. (Lo soprannominammo Steve.)».
Qui ricorda di aver cercato la pace, ma di aver trovato la guerra mediatica e familiare. Lasciare Frogmore è stato un addio, ma potrebbe trasformarsi in un arrivederci? Harry ha dimostrato con la sua parabola esistenziale e con questo memoir che tutto può succedere e cambiare e neppure un’istituzione storica come la monarchia inglese ne è immune.