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Canale di Suez – Gli anni cinquanta sono gli anni della decolonizzazione. Ma quando gli europei dovettero rientrare nel loro alveo dopo cinque secoli di dominio sul mondo, molti non riuscirono ad accettare l’idea del ridimensionamento. Per questo la perdita delle colonie portò un transitorio rafforzamento del nazionalismo.

In Francia la frustrazione dei militari per le guerre in Indocina ed in Algeria provocò un’ondata di nazionalismo che raggiunse anche il partito socialista. La destabilizzazione che ne seguì porto alla fine della quarta repubblica ed al ritorno al potere del generale De Gaulle nel 1958.

La Gran Bretagna invece chiuse abilmente le proprie questioni coloniali evitando crisi e ripercussioni internazionali per sé e per i popoli emancipati, a parte la crisi di Suez. Il Primo Ministro inglese era Anthony Eden che dal 1955 aveva preso il posto di Winston Churchill. Il premier britannico fu molto influenzato dagli imperialisti all’interno del partito conservatore.

Dal 1953 l’URSS era presente in medio Oriente appoggiando e fornendo armi agli arabi contro Israele con la mediazione dei cecoslovacchi. Nel luglio del 1956 gli americani ritirarono l’offerta di aiuto tecnico e finanziario per la costruzione della diga di Assuan, fondamentale per l’economia Egiziana. La reazione degli egiziani fu veemente. Per ritorsione, Gamal Abdel Nasser il 26 luglio 1956 nazionalizzò il Canale di Suez, togliendolo dal controllo degli europei. Una quarantina di navi furono affondate nel canale, per impedire il traffico.

Le reazioni europee

Come da accordi bilaterali gli inglesi avevano lasciato il canale nel 1955. La nazionalizzazione però provocò la loro reazione. Gli inglesi, che tentarono di rovesciare Nasser. Ma tardivamente, dopo l’estate, quando il risentimento contro gli egiziani si era placato e le navi nel canale circolavano liberamente. I francesi sapendo che l’Egitto di Nasser appoggiava e riforniva di armi e denaro gli insorti algerini si misero a ruota dei britannici. Il 29 ottobre del 1956 gli israeliani invasero il Sinai. In accordo con gli israeliani, ma sempre in ritardo, il 5 novembre del 1956 inglesi e francesi fecero sbarcare dei paracadutisti nell’area del canale.

Il giorno dopo veniva eletto il presidente Eisenhower negli USA e questo fermò temporaneamente l’azione dell’amministrazione americana. l’URSS prima inviò un ultimatum agli Inglesi poi, Il 4 novembre non perse l’occasione e invase l’Ungheria.

Gli USA non appoggiarono, anzi fecero pressione sugli Inglesi per abbandonare l’operazione. Gran parte dei paesi dell’ONU protestarono vivamente per l’aggressione. Questo convinse gli inglesi e i loro alleati francesi a fermarsi, dopo soli otto giorni. Una missione ONU assunse il controllo del Canale e in dicembre gli ultimi contingenti inglesi e francesi  lasciarono l’Egitto.

L’affermazione di Israele

L’impresa di Suez fu l’ultimo grido dell’imperialismo storico europeo e segnò l’affermazione di Israele come potenza militare locale. La debacle europea confermo al mondo che esistevano solo due superpotenze mondiali, gli Stati Uniti e dell’URSS.

Le reazioni, internazionali furono sorprendenti. In poco tempo si concretizzò un potente fronte di opposizione tra Asia e Africa. Suez dimostro che gli europei non erano più in grado di controllare il cosiddetto terzo mondo e dopo Suez il cammino di emancipazione delle ex colonie fu ancora più veloce. Nella crisi di Suez si intrecciarono tre questioni geopolitiche molto importanti, la decolonizzazione, il conflitto arabo israeliano e la guerra fredda tra USA e URSS.

Al netto di tutte le altre conseguenze la crisi di Suez fu il più grave contrasto tra gli interessi americani e quelli anglo francesi, al centro della lotta per l’influenza nel Medio oriente. Fu anche il punto di caduta della potenza europea.

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